FRIULI Quell’esempio asburgico
Esiste un documento in friulano
del 1849 molto interessante non tanto per il contenuto (si tratta infatti di un
banale ricorso di carattere amministrativo indirizzato «All’Eccels Ministeri
della Justizia in Vienna»), quanto per la forma, che dimostra
inequivocabilmente il grado di civiltà di uno Stato che nei libri di scuola
italiani, e non soltanto, era, e in qualche caso lo è ancor oggi, indicato
nella migliore delle ipotsi come barbaro.
Un solo esempio può bastare.
Nell’articolo «Una nobile e coraggiosa pagina di attività parlamentare» di
Vincenzo Marussi, apparso nella “Panarie” del gennaio-febbraio 1931, in
riferimento all’Austria si parla di «dominio oppressore», di «Stato
sopraffattore e vessatore», che usava «mezzi scaltri e corruttori», «inaudite
misure vessatorie in odio contro l’italianità».
Tra tante insolenze non si perita
tuttavia di scrivere che in quel Paese nel maggio 1907 fu esperimentato per la
prima volta il suffragio universale. Nella civilissima Italia il suffragio universale
fu introdotto solo nel secondo dopoguerra. Meglio non parlare poi di
istruzione, in particolare di scuola.
A inviare il ricorso era Zuan
Batiste Pitteri «Dottor di Lez, Avvocatt e Deputat del Friul all’Assemblea
Costituent», la cui famiglia era approdata a Farra d’Isonzo nella prima metà
del XVII secolo.
Il Pitteri, eletto nel Distretto
di Gradisca, fu deputato al Parlamento di Vienna nel biennio 1848-1849.
Questo l’incipit del [suo]
ricorso: «Al par dellis altris Nazions vuoi di al par delle Nazion Todeschis,
Italiana, Magiara, Tscheka, polaca, Serviana, Sclavona, Rutena, Vallaca e
Illirica, possied la so Lenga Nazional anchia la Nazion Furlana a la qual jò ai
la gloria di apartignì e anchia di sei il so rapresentant nell’Assemblea
Costituent, che j è che Assemblea che fò bensì aviarta con solenitat ai 22 di
Lui 1848 …». E questa la chiusa: «Za che dunchia la Costituzion permet che ogni
Nazion favelli e scrivi nella so lenga nazional, aprofiti anchia jò sottoscrit di chist dirit e scrivi
chest ricors nella lenga furlana che j la lenga della Nazion di cui anchia jò
fazi part e formi una pizzula frazion».
Impressionante! Un deputato
friulano che nel Parlamento di Roma avesse l’ardire di esprimersi in termini
analoghi, anche se aggiornati alla situazione, sarebbe preso per traditore
della patria e accusato come minimo di lesa maestà patria, e naturalmente
sommerso di improperi.
Sì, perché nel bel Paese i
termini «paese, patria, stato, repubblica, nazione» sono e fanno tutt’uno;
sicché è arduo, se non impossibile per certuni, capire come uno sloveno o un
tedesco, per fare due casi a noi vicini, possa essere anche e allo stesso tempo
“italiano”. Probabilmente neppure con la precisazione di “cittadino italiano di
nazionalità slovena” e di “cittadino italiano di nazionalità tedesca”.
È per tale ragione che la
Svizzera, lo Stato che ha nel proprio seno 4 (quattro) nazioni, diventa per la
quasi totalità degli italiani un rompicapo senza soluzione. A meno che la
scuola, un giorno o l’altro, non si decida a insegnare.
Per tornare infine al documento
da cui abbiamo preso le mosse, riportato nei punti essenziali, crediamo che un
nostro commento farebbe solo un torto all’autore, sostenitore del buon diritto
dei friulani a considerarsi tali, e forse un danno alla sostanza pregnante
delle parole dello stesso.
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